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  • Immagine del redattoredr.ssa Simona Fantoni

La maternità e i suoi tabù: la mamma perfetta non esiste!

Aggiornamento: 29 gen 2021

"Il bisogno della madre di essere ascoltata, amata, capita è certamente non meno importante di quello del figlio. Nella maggior parte i figli non possono essere aiutati se non vengono aiutate e sostenute anche le madri.” (Jane Swigart)


La nostra società promuove implicitamente un’idea edulcorata e mitizzante della maternità, come “il periodo più bello della vita di una donna”, in cui non sembra contemplata la controparte di fatiche, stanchezza ed emozioni contrastanti che un periodo delicato come il post-partum porta fisiologicamente con sé. Questo atteggiamento diffuso di aspettativa di perfezione nei confronti delle neomamme, troppo spesso porta le donne a sentirsi inadeguate e sole di fronte ad un compito nuovo e difficile e continuamente sottoposte a giudizi e consigli non richiesti.


La realtà è che diventare mamma, a dispetto di quello che vogliono farci credere, è ben lontano dall’essere tutto “rose e fiori”. Sentirsi stanche, depresse, incomprese, deluse, e soprattutto arrabbiate, non significa essere cattive madri. E’ semplicemente normale.

Alba Marcoli, psicologa clinica di formazione analitica, nel suo libro “La rabbia delle mamme” esprime sapientemente la necessità di abbattere il tabù che impedisce di parlare delle ombre della maternità. Nel corso della sua esperienza clinica con gruppi di mamme, sottolinea l’importanza di creare luoghi e spazi che permettano il confronto e l’accoglienza dei sentimenti di rabbia, spesso vissuti dalle mamme come spaventosi e colpevolizzanti, affinché si offra alle madri l’occasione di normalizzare ciò che stanno sentendo in quel momento. In altre parole, poter ammettere a se stesse e ad altri che ci è capitato di perdere la calma, oppure di urlare contro il proprio bambino che non ha dormito tutta la notte e risulta inconsolabile, aiuta a comprendere che tutto questo è più comune di quello che si pensi e quindi meno spaventoso. E soprattutto autorizza finalmente le mamme a poter essere “sufficientemente buone” (come suggeriva Winnicott) e non perfette! Ebbene sì, perché il parto non rende automaticamente le madri capaci di gestire situazioni a volte estenuanti. Essere madri (e padri) è un mestiere tutto da imparare e ognuno lo fa diversamente, passo a passo, secondo le proprie doti.

Dunque è importante per le neomadri legittimarsi a provare anche sentimenti “negativi” come la rabbia, poiché le emozioni ci comunicano con estrema autenticità ciò che stiamo vivendo in un dato momento. Se siamo capaci di sentire e accogliere sentimenti di malessere, possiamo anche chiedere aiuto all’esterno ed essere così sostenute.


Allo stesso modo, è fondamentale per le madri il sostegno e il coinvolgimento del proprio partner (o altre figure significative) sia nell’accudimento del bambino che nell’aiuto concreto, ma soprattutto nell’accoglienza e verbalizzazione delle proprie difficoltà. È infatti molto importante riconoscere tempestivamente segnali di disagio emotivo per prevenire situazioni che potrebbero mettere a rischio la salute psicofisica di mamma e bambino.


In conclusione, le madri hanno bisogno di sostegno, comprensione e di essere accettate nella loro meravigliosa imperfezione, perchè come dice Alba Marcoli, aver cura del benessere delle neomamme contribuisce a porre le fondamenta del benessere dei loro bambini.

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