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Alimentazione e psicologia: quale relazione possibile?

Aggiornamento: 23 lug 2020


L’alimentazione non solo soddisfa il bisogno di nutrizione, ma possiede anche un forte valore psicologico, oltre che sociale e culturale. Il cibo, infatti, assume un significato relazionale sin dall’allattamento, attorno ad esso si sviluppa la vita emotiva del neonato e l’attaccamento alle persone che si prendono cura di lui. Il contesto familiare esercita un forte condizionamento sulla formazione dei gusti alimentari e del rapporto col cibo. La qualità del cibo gioca un ruolo importante, così come il modo in cui viene offerto e da chi. Inoltre, mangiare insieme in un determinato contesto definisce la nostra appartenenza ad un certo gruppo di riferimento (famiglia, classe, ambiente di lavoro) e la componente sociale dell’alimentazione si rende evidente in tutte quelle occasioni in cui mangiamo per festeggiare o mangiamo per “stare in compagnia”. Diamo al cibo un ruolo centrale nella nostra esistenza, al punto che possiamo essere portati ad utilizzarlo per placare emozioni difficili da tollerare: può succedere allora che si mangi per noia, rabbia, solitudine e tristezza. La psicologia può aiutarci a comprendere quale ruolo il cibo assume nella nostra vita, quando stiamo attraversando situazioni difficili o stressanti, se lo usiamo come anestetico per non sentire il dolore o se ce ne priviamo, trascurando il nostro bisogno di nutrimento. Laddove il rapporto con il cibo e la percezione del proprio aspetto fisico si trasformano in un vissuto di sofferenza e in comportamenti disfunzionali, ci troviamo di fronte a veri e propri disordini alimentari, con gravi conseguenze non solo mentali, ma anche fisiche. In questi casi, un intervento integrato e multi-professionale – che può includere psicologi, nutrizionisti, dietisti – è essenziale per rispondere in modo esaustivo ai bisogni della persona in difficoltà. Quanto cibo e mente siano connessi si rende evidente quando intraprendiamo una dieta sbilanciata, a cui spesso conseguono spossatezza fisica, scarsa concentrazione, tensione e labilità emotiva. In altre parole, il benessere psicologico passa anche attraverso un’alimentazione sana ed equilibrata. Quest’ultima non si traduce nello stesso regime dietetico per tutti, bensì ogni dieta va calibrata su misura per la specifica persona, tenendo conto di molti parametri che solo un professionista, quale è il nutrizionista, può indicarci a tutela della nostra salute. In definitiva, le nostre abitudini alimentari sono un utile indicatore del nostro stato di salute psicologica ed emozionale e il cibo rappresenta uno dei mezzi che abbiamo a disposizione per intessere relazioni con gli altri e dichiarare la nostra appartenenza ad un determinato contesto sociale e culturale, quindi prenderci cura di noi stessi.

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