dr.ssa Simona Fantoni
Alimentazione nell'infanzia: un'esperienza relazionale
Aggiornamento: 23 lug 2020
Le problematiche alimentari si manifestano oggi in età sempre più precoci, coinvolgendo anche il periodo dell’infanzia. Tali difficoltà si esprimono sul cibo e attraverso il corpo, ma spesso nascono altrove, mostrando la loro natura relazionale.
Il bisogno alimentare, infatti, è presente fin dalla nascita e costituisce una delle prime modalità di comunicazione del bambino nei primi anni di vita. Il cibo è veicolo della relazione madre-figlio, soddisfa i bisogni primitivi della fame e del prendersi cura, permette lo scambio nella relazione e può divenire “mezzo” per esprimere conflitti col genitore (ad esempio, tramite l’oppositività).
È importante considerare come nel periodo dell’infanzia si assista ad un primato del corpo sulla mente tale per cui sia comune l’espressione sintomatica di un disagio del bambino a carico del corpo o di una sua funzione primaria. Il corpo in questa età diventa dunque il palcoscenico su cui si esprime un vissuto, talvolta disfunzionale, che riguarda fondamentalmente il rapporto con le figure di accudimento del bambino. È evidente, infatti, come il momento del pasto rappresenti uno dei principali “luoghi” d’interazione con le figure che si occupano del bambino, nella maggior parte dei casi, i suoi genitori.

Le abitudini alimentari nascono in famiglia in fasi precoci, l’educazione alimentare è prerogativa della coppia genitoriale e viene trasmessa al bambino tramite gli stili famigliari. Dunque i genitori posso costituire i primi agenti di cambiamento in grado di promuovere l’autoregolazione del bambino.
«Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, dovremmo prima esaminarla bene e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.» (Carl Gustav Jung)
Per comprendere il manifestarsi di modalità alterate, disfunzionali e talvolta patologiche col cibo è importante considerare alcuni elementi:
l’esperienza col cibo (ad esempio, “un boccone andato di traverso” può rappresentare un evento traumatico reale);
la relazione col caregiver (ossia qualità e caratteristiche della relazione tra il bambino e chi si occupa di lui);
l’esperienza del cibo nella relazione col caregiver (il risultato dell’interazione tra i due elementi citati in precedenza).
Problema o disturbo alimentare?
Di seguito sono elencate alcune caratteristiche dell’alimentazione nell’infanzia a cui occorre prestare attenzione:
Paura
Rifiuto
Selettività
Ripetitività
Tutti i bambini posso presentare alcuni di questi atteggiamenti in maniera transitoria, mostrando per un certo periodo quello che si potrebbe definire un “problema alimentare”. Qualora, invece, tali comportamenti diventino persistenti e pervasivi, allora potrebbero indicare un possibile disturbo alimentare, per cui è consigliabile ricorrere ad una consulenza pediatrica ed eventualmente specialistica.
I disturbi alimentari consistono in condizioni cliniche caratterizzate da un rapporto alterato col cibo e col proprio corpo, tali da compromettere la qualità di vita e delle relazioni sociali.
Per concludere, ecco alcuni punti che possono aiutare i genitori e chi si occupa di bambini a prevenire lo sviluppo di tali disturbi fin dall’età infantile (ADEPO - Associazione di Dietetica E Psicologia per l‘Obesità e il sovrappeso):

1. L‘American Academy of Pediatrics sconsiglia qualsiasi discorso riguardante le diete e il dimagrimento in presenza di un bambino.
2. Incoraggiare l'accettazione corporea e la diversità corporea, evitando commenti giudicanti (sia negativi che positivi) sul proprio corpo e quello degli altri.
3. Incoraggiare l'attività fisica con lo scopo di divertirsi e non per "bruciare calorie" o modificare il proprio corpo.
4. Non usare lo "stare a dieta" per elogiare qualcuno o come esempio di forza e auto-controllo.
5. Non parlare di calorie e non classificare i cibi in categorie di sano/non sano, buono/cattivo, ecc.
6. Dare importanza ai momenti dedicati ai pasti: si mangia insieme, seduti a tavola e senza distrazioni di tablet e cellulari (i grandi sono i primi a dare l'esempio).
7. Le maggiori società scientifiche sconsigliano di prescrivere diete in età pediatrica. Quando un bambino ha problemi di sovrappeso il percorso più indicato è di tipo educativo-esperienziale. Stare a dieta in età pediatrica aumenta il rischio di sviluppare un disturbo alimentare.
8. I bambini hanno un "meccanismo di fame e sazietà" innato che è importante ascoltare e preservare.
9. Evitare di consolare o punire il bambino utilizzando come premio o come punizione il cibo.