dr.ssa Simona Fantoni
4 consigli per sostenere lo sviluppo emotivo dei bambini
Cos’è lo sviluppo emotivo?
Lo sviluppo emotivo riguarda lo sviluppo delle competenze emotive, ossia quell’insieme di capacità legate al riconoscimento, alla comprensione, all’espressione e regolazione degli stati emotivi propri e altrui. Nel bambino è strettamente connesso allo sviluppo di altre aree parimenti importanti, che riguardano le competenze cognitive, sociali e del linguaggio.
Il bambino quando scopre le diverse emozioni?
Fin dai primi mesi di vita il neonato è capace di riconoscere gli stati emotivi di chi si occupa di lui e di reagirvi in modo adeguato (ad esempio, mostrando il sorriso alle espressioni gioiose della mamma che lo guarda e segni di disagio di fronte alle espressioni di collera).
È dunque innanzitutto attraverso l’interazione con le figure più significative, quali sono i genitori, che il bambino acquisisce le prime capacità emotive, utilizzando la madre o il padre come specchio in cui riflettersi.
Nei primi mesi di vita il piccolo esprime i suoi stati emotivi per lo più in forma indifferenziata, principalmente per comunicare i propri bisogni fisiologici (fame, sonno,
disagio) e di accudimento (richiedere la vicinanza fisica delle persone significative, ad
esempio la madre).
Gradualmente, verso l’anno di vita, le emozioni sperimentate dal bambino diventano più
specifiche e diversificate, così come la loro espressione. Di pari passo, il bambino
acquisisce una maggiore padronanza di sé e del mondo che lo circonda.
Intorno al secondo anno di vita il bambino raggiunge anche la comprensione psicologica
delle emozioni proprie e altrui.

4 consigli per sostenere lo sviluppo emotivo del proprio bambino
La capacità di sostenere lo sviluppo emotivo dei propri figli è una parte fondamentale dell'essere genitori. Ecco cinque consigli per farlo al meglio.
Per prima cosa è fondamentale mostrarsi il più possibile accoglienti rispetto alle manifestazioni emotive del proprio bambino e dare valore a tutte le emozioni che il bambino sperimenta, comprese la rabbia, la paura e la tristezza. È importante che il bambino senta che anche le emozioni più faticose sono lecite tanto quanto quelle più positive. Ad esempio, di fronte a reazioni di rabbia e pianto del proprio figlio, il genitore può verbalizzare l’emozione sottostante: “Mi sembri proprio arrabbiato e dispiaciuto…” in modo tale da offrire al bambino una lettura emotiva dei propri comportamenti, facendolo sentire compreso. Diversamente, cercare di evitare o minimizzare le emozioni più scomode può portare il bambino a reprimerle o a considerarle emozioni “sbagliate”, col rischio di portarlo in futuro a non condividerle più con l’adulto, facendosene carico completamente da solo.
Decifrare in primo luogo le proprie emozioni come adulti può essere un aiuto fondamentale per guidare i propri figli verso la comprensione e regolazione dei loro stati emotivi. Questo infatti dà la possibilità al genitore di porsi come modello per il bambino e allo stesso tempo permette al genitore di distinguere i propri sentimenti da quelli del figlio, evitando di attribuire automaticamente al bambino sentimenti che invece possono essere i propri in un particolare momento.
Inoltre, occorre tenere a mente che ogni bambino attraversa le varie tappe dello sviluppo in modo unico, perciò spesso può essere controproducente fare paragoni con fratelli o coetanei. Questo aumenterebbe soltanto il carico di disagio e il senso di incomprensione del bambino.
Infine, qualora i genitori si sentano preoccupati in merito a qualche aspetto in particolare, il mio consiglio è di non esitare a rivolgersi ad un professionista dell’infanzia così da chiarire i propri dubbi. Ricordiamoci che per la serenità dei propri bambini è importante che i genitori si sentano per primi sufficientemente sereni.